20/06/2025

l’IA è per tutti, il vero valore è altrove

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L’intelligenza artificiale sta cambiando radicalmente le dinamiche operative e organizzative delle imprese. Automatizza attività, accelera i processi decisionali, migliora l’efficienza operativa e apre spazi di innovazione. Non c’è dubbio che rappresenti una tecnologia trasformativa. Tuttavia, ciò che spesso sfugge alle analisi più superficiali è che, proprio per la sua natura digitale e replicabile, l’IA non può costituire da sola un vantaggio competitivo sostenibile.

1. La vera natura dell’IA: valore alto, ma accesso generalizzato

Per generare un vantaggio competitivo duraturo, una risorsa deve soddisfare tre criteri strategici fondamentali:

  • Essere di valore, cioè contribuire in modo significativo ai risultati dell’impresa;
  • Essere unica o scarsamente diffusa tra i competitor;
  • Essere difficile da imitare o replicare.

L’IA soddisfa il primo criterio: è chiaramente una risorsa ad alto valore. Ma fallisce sugli altri due. Gli strumenti di intelligenza artificiale stanno diventando rapidamente disponibili a chiunque. I modelli sono spesso open-source. I principali framework di sviluppo sono pubblici. L’hardware per l’addestramento e l’esecuzione sta diventando più economico e accessibile. Le competenze tecniche si diffondono rapidamente grazie a una formazione sempre più capillare, sia accademica che online. I dataset utilizzati per l’addestramento sono largamente condivisi o replicabili tramite dati sintetici. Questo porta a una livellazione del vantaggio competitivo.

Quando tutti hanno accesso agli stessi strumenti, la differenza non è più data dalla tecnologia, ma da come la si utilizza.

2. Efficienza sì, differenziazione no

È facile pensare che “essere i primi” nell’adozione dell’IA possa portare a vantaggi stabili. Ma la storia insegna che i vantaggi derivanti dall’adozione anticipata di tecnologie tendono a erodersi rapidamente. Chi segue impara in fretta e adotta soluzioni simili senza sostenere i costi e i rischi dei pionieri.

Lo stesso sta accadendo con l’IA. Le grandi imprese che oggi investono miliardi per sviluppare modelli proprietari vedono questi sforzi neutralizzati nel tempo da:

  • modelli open-source sempre più competitivi;
  • nuove tecnologie hardware che abbattono i costi di accesso;
  • modelli più piccoli ma altamente performanti;
  • algoritmi condivisi liberamente dalla comunità scientifica.

In breve: l’IA aumenta la produttività media del mercato, ma non garantisce vantaggi difendibili nel tempo.

3. Eterogeneità residua: la vera fonte di vantaggio

Nel momento in cui la tecnologia diventa un “commodity”, la differenziazione deve spostarsi altrove. In particolare, nella cosiddetta eterogeneità residua: ciò che resta unico in un’organizzazione dopo che tutte le risorse tecnologiche sono state livellate.

Questa eterogeneità si costruisce su elementi che non possono essere copiati facilmente:

  • la cultura organizzativa;
  • le relazioni con clienti e stakeholder;
  • le capacità creative e relazionali delle persone;
  • il modo in cui la tecnologia viene integrata nei modelli operativi e commerciali.

Per esempio, se più aziende utilizzano lo stesso modello di IA per generare contenuti, quelle che otterranno risultati superiori saranno quelle in grado di:

  • applicare l’IA in contesti strategici ben definiti;
  • costruire flussi operativi agili e originali attorno all’uso dell’IA;
  • personalizzare le soluzioni con insight derivanti da una conoscenza profonda del proprio mercato e dei propri clienti;
  • creare esperienze differenziate che si basano sul fattore umano.

La tecnologia diventa quindi un abilitatore, non il cuore della strategia.

4. Il mito dei dati proprietari

Uno degli ultimi baluardi del presunto vantaggio competitivo legato all’IA è rappresentato dai dati proprietari. In teoria, chi possiede più dati dovrebbe avere un vantaggio nell’addestramento dei modelli. Ma anche questa idea regge sempre meno.

Perché?

  • I modelli stanno diventando più “generalisti”, e hanno bisogno di quantità minime di dati per adattarsi a compiti specifici.
  • Il valore marginale di grandi volumi di dati sta diminuendo, soprattutto se i modelli sono già stati pre-addestrati su dataset ampi e diversificati.
  • I dati sintetici stanno migliorando, e possono sostituire — o amplificare — i dataset reali in molti casi d’uso.
  • L’AI research community condivide rapidamente nuove tecniche che riducono la dipendenza dai dati proprietari (es. tecniche di fine-tuning, reinforcement learning, few-shot learning, etc.).

Il risultato è che i dati, come l’IA, tendono alla standardizzazione. E ciò che è standard non può essere fonte di vantaggio competitivo sostenibile.

5. Dove si gioca davvero la partita strategica

Il vero campo di gioco per costruire differenziali competitivi resta quello delle competenze distintive non replicabili. In particolare:

  • Capacità creative: vedere prima degli altri nuove opportunità, nuovi mercati, nuovi modelli di business.
  • Cultura aziendale innovativa: un contesto in cui le persone sono incentivate a sperimentare, proporre, sfidare lo status quo.
  • Modelli organizzativi agili e adattivi, in grado di integrare rapidamente nuove tecnologie in maniera coerente con la strategia complessiva.
  • Leadership ispirazionale, capace di mobilitare le energie umane attorno a una visione chiara e motivante.
  • Uso dell’IA come leva, non come destinazione finale: l’IA va utilizzata per amplificare la creatività, non per sostituirla.

In breve: il futuro appartiene a chi combina tecnologia e umanità, non a chi punta tutto sull’automazione.

6. Cosa devono fare oggi le aziende

Di fronte a questo scenario, le implicazioni per il top management sono chiare. Non si tratta di rallentare sugli investimenti in IA — anzi, restare indietro significa essere tagliati fuori. Ma non bisogna illudersi che basti adottare l’IA per vincere.

Servono azioni strategiche su tre livelli:

Livello tecnologico-operativo

  • Integrare l’IA nei processi core per aumentare efficienza e velocità.
  • Automatizzare dove ha senso, ma mantenere il controllo umano nei punti critici.
  • Monitorare continuamente l’evoluzione degli strumenti e dei modelli.

Livello organizzativo

  • Favorire una cultura sperimentale, che tollera l’errore e premia l’apprendimento.
  • Investire in formazione continua e reskilling per preparare le persone a lavorare con l’IA.
  • Creare team misti, dove competenze tecniche e creative coesistono e si potenziano a vicenda.

Livello strategico

  • Usare l’IA per sostenere una visione unica, non per copiarne una altrui.
  • Differenziarsi nel “come” si usa la tecnologia, non solo nel “cosa”.
  • Definire nuove metriche di performance che valorizzino il contributo umano, oltre a quello algoritmico.

Conclusione

L’adozione dell’intelligenza artificiale non garantisce, di per sé, alcun vantaggio competitivo sostenibile. Diventerà uno standard tecnologico – al pari dell’elettricità o di internet – e la sua diffusione generalizzata ridurrà le possibilità di differenziarsi tramite la sola tecnologia.

La partita strategica si sposta quindi sulla capacità di integrare l’IA all’interno di un contesto umano, creativo e relazionale distintivo. Le imprese che sapranno combinare tecnologia e unicità culturale riusciranno a trasformare un asset replicabile in un motore di valore inimitabile.

Ecco una check-list per valutare il livello di adoption nella tua azienda  ed alcuni consigli per rendere l’IA un valore strategico e differenziante.

Checklist: sei pronto a differenziarti nell’era dell’IA?

      1. Tecnologia come abilitatore

  • L’IA è integrata nei processi core in modo coerente con gli obiettivi strategici?
  • Hai identificato chiaramente quali attività automatizzare e quali potenziare con il contributo umano?
  • Il tuo team tech monitora attivamente l’evoluzione di modelli e strumenti open-source?

     2. Cultura e organizzazione

  • La tua organizzazione premia la sperimentazione, l’apprendimento e il miglioramento continuo?
  • Stai investendo in formazione trasversale su IA, data literacy, creatività e problem solving?
  • I team interfunzionali lavorano su use case congiunti tra business, tecnologia e customer experience

      3. Strategia di differenziazione

  • Hai una visione chiara di come l’IA supporta la tua proposta di valore distintiva?
  • Stai usando l’IA per creare esperienze uniche per clienti, partner e dipendenti?
  • I tuoi vantaggi competitivi sono costruiti su asset non replicabili (relazioni, brand, cultura, insight proprietari)?

🚀 Action Plan Strategico: 5 mosse per trasformare l’IA in valore differenziante

      1. Ridefinisci la strategia di innovazione

  • Mappa tutte le aree in cui l’IA può supportare la creazione di valore: marketing, R&D, supply chain, customer care.
  • Allinea gli investimenti in IA con obiettivi strategici chiari e misurabili.
  • Non investire in modelli proprietari se non portano a vantaggi tangibili rispetto a soluzioni già disponibili

     2. Sviluppa una cultura del “test & learn”

  • Istituzionalizza l’errore intelligente: l’innovazione richiede sperimentazione.
  • Introduci KPI legati a rapidità di sperimentazione e adozione di soluzioni.
  • Trasforma ogni progetto IA in un’occasione di apprendimento e condivisione interfunzionale.

      3. Potenzia il capitale umano

  • Avvia programmi di upskilling che combinano hard skill (IA, dati) e soft skill (pensiero critico, collaborazione, storytelling).
  • Incentiva la contaminazione tra team tecnici e business per sviluppare soluzioni con reale impatto.
  • Crea una rete interna di “champion dell’IA” in ogni funzione aziendale.

      4. Personalizza dove gli altri standardizzano

  • Se tutti usano gli stessi modelli, la differenza sta nel “come”: cura l’interfaccia utente, l’esperienza, il tono di voce.
  • Sfrutta dati di prima parte e insight relazionali per costruire proposte più rilevanti e personalizzate.

Integra l’IA in processi ad alta densità emotiva o relazionale, dove l’automazione da sola non basta.

     5. Misura l’impatto dove conta davvero

  • Non fermarti ai KPI tecnici (latency, accuracy, numero di prompt): misura l’impatto reale su ricavi, fedeltà, innovazione.
  • Valuta se l’IA sta davvero liberando tempo e risorse per attività ad alto valore aggiunto.
  • Inserisci metriche di creatività e apprendimento continuo tra gli indicatori di performance chiave.
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